
venerdì 3 dicembre 2010
Gudea: un re statuario...

domenica 17 ottobre 2010
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lunedì 31 maggio 2010
Ma quale Eden?

martedì 11 maggio 2010
L'Epopea di Gilgamesh 1. Introduzione

Troverei assurdo e offensivo riassumere in un solo post la più grande opera letteraria che il mondo vicinorientale abbia prodotto; l’epopea di Gilgamesh sta al Vicinoriente come l’Iliade e l’Odissea stanno al mondo classico; vietato trattarla con leggerezza. Pertanto ho deciso di dedicare a quest’ opera una rubrica a parte che cercherò di aggiornare con una certa frequenza (non voglio mortificare la curiosità di chi è interessato con lunghe attese) analizzando i diversi temi che la attraversano: personaggi, riferimenti culturali e religiosi, chiavi di lettura e interpretazioni varie.
Innanzitutto è necessario chiarire che l’epopea, per come la conosciamo, non è un prodotto direttamente ascrivibile all’epoca sumerica come personaggi e ambientazioni lascerebbero immaginare; nella sua versione finale e completa l’epopea consta di dodici tavolette e la sua stesura finale sembra debba essere fatta risalire alla fase finale dell’epoca mediobabilonese (XII-XI sec. a.C.). Infatti lo studio sistematico di versioni poste in comparazione ha dimostrato che il testo finale non è altro che l’integrazione e la rielaborazione di episodi isolati, questi sì di epoca sumerica (III millennio a.C.), riconducibili tutti alle gesta di un unico eroe: re Gilgamesh di Uruk.
Allo stato attuale delle conoscenze non è possibile affermare con sicurezza se questo personaggio sia realmente esistito; a parte le testimonianze epigrafiche di carattere letterario non si hanno documenti ufficiali che ne attestino inconfutabilmente l’esistenza. L’unica testimonianza tangibile riferibile a questo sovrano sono le poderose mura della città di Uruk che, secondo la tradizione, sarebbero state erette proprio durante il regno di Gilgamesh. Tuttavia un resto archeologico di per sé non può confermare una tradizione senza il supporto di un dato epigrafico incrociabile che la verifichi. Che sia esistito o meno Gilgamesh (da leggere con la G dura: Ghilgamesh), egli costituisce una figura cardine nell'immaginario di tutto il Vicinoriente antico: tavolette cuneiformi contenenti brani dell’epopea sono stati rinvenuti persino in Siria, Palestina ed Anatolia, a testimonianza della statura internazionale del personaggio e del racconto delle sue gesta.
Nel prossimo post tratteremo la genesi del testo, dalle origini sumeriche alla versione definitiva di epoca neoassira.
domenica 25 aprile 2010
Alzarsi con il piede sbagliato

domenica 21 marzo 2010
Ebla, la città bianca

giovedì 11 marzo 2010
La presa di Babilonia

mercoledì 10 marzo 2010
Sargon, il re della battaglia

lunedì 8 marzo 2010
Eridu: la prima città

Nessuna sacra dimora, dimora degli dèi in un luogo sacro era stata eretta, nessun giunco era spuntato, nessun albero era stato creato, nessun mattone era stato posto, nessuno stampo per mattoni costruito, nessuna casa era stata eretta, nessuna città era stata costruita....
Il passo precedente è tratto da un mito delle origini. Descrive un mondo primordiale, privo di ogni segno di civiltà, di ogni elemento riconducibile al mondo per come lo intendevano i sumeri. E’ da questo scenario primigenio che l’autore del mito colloca la fondazione di Eridu. La città di Eridu nell’immaginario sumerico rappresentava la prima città, il primo luogo in cui gli dèi del cielo posero una loro abitazione su questa terra.
Eridu è stata rintracciata tra le rovine di Tell Abu Shahrein, a meno di trenta chilometri dal sito di Ur, in un’area che ai tempi della fondazione risultava molto vicina alle acque del golfo. I depositi nei secoli del fiume Eufrate hanno allontanato di molto le rovine dal mare e anche il fiume si è allontanato, cambiando il suo corso.
All’epoca Eridu era una città unica nel suo genere, posta al confluire di tre ecosistemi: le acque dolci dell’area alluvionale del fiume, le acque salate del mare, e una vasta depressione paludosa, spesso invasa dalle acque, ai margini della quale venne fondato il centro urbano.
Fulcro del centro urbano era il tempio cittadino (E.abzu o E.engura), residenza del dio locale Enki, una delle massime personalità del pantheon sumerico. Era posto su un collina rialzata, nel mezzo dell’area depressa e, in seguito alle numerosissime ricostruzioni nel corso dei secoli, venne a trovarsi in una posizione dominante rispetto al resto dell’abitato.
L’immagine che si presentava agli occhi dei pellegrini in visita al santuario era quello di una montagna sospesa sulle acque. Nell’immaginario sumerico, l'intero creato fu originato dell’incontro di Abzu e Tiamat, le personificazioni delle acque dolci e salate. E’ chiaro che la visione di una città circondata dalle acque della palude, rese salmastre dalla vicinanza del mare, rappresentava il luogo perfetto in cui gli dèi avrebbero potuto collocare la loro prima e più antica residenza in questo mondo.
Eridu non ebbe mai l’importanza politica di altri centri come la vicina Ur, Uruk o Kish, tuttavia il suo prestigio, la sua importanza culturale rimase intatta per secoli anche ben oltre il periodo sumerico. Nella foto una ricostruzione della veduta del tempio di Eridu.