Cerca nel blog

mercoledì 24 agosto 2011

L'Epopea di Gilgamesh 2. I poemetti sumerici

Ad oltre un anno di distanza dal primo e unico post dedicato a quest'opera, mi sono finalmente deciso a riprendere le fila del discorso aggiungendo un nuovo capitolo alla serie. Il post di oggi, come da titolo, sarà dedicato alla genesi dell'opera, ovvero al lungo percorso evolutivo che ha condotto sino alla versione "classica" in 12 tavolette di epoca mediobabilonese.
I primi racconti incentrati sulla figura di Gilgamesh risalgono al periodo sumerico, presumibilmente all'arco di tempo compreso tra la III dinastia di Ur (XXI secolo a.C, ma taluni arretrano la datazione sino all'epoca accadica) e le dinastie di Isin e Larsa (comprese tra il XX e il XVIII secolo). I cosiddetti "poemetti sumerici" sono narrazioni molto brevi (tra le 100 e le 300 righe di testo) che raccontano le gesta del sovrano di Uruk. Ogni poemetto era autoconclusivo, ovvero scollegato dagli altri e si limitava a raccontare una singola avventura compiuta da Gilgamesh. Al momento ne sono note 5, ma non è possibile escludere che ne esistessero altre, né che in futuro gli scavi possano portarne alla luce di nuove:
  • Gilgamesh e Agga, il re di Kish: Nel testo viene narrata la guerra che il sovrano di Kish, Agga, mosse contro la città di Uruk, rea di aver disobbedito alla sua presunta autorità. La guerra si risolve con la sola apparizione di Gilgamesh dinanzi alle truppe nemiche, ormai giunte sotto le mura di Uruk: la semplice aurea divina del re di Uruk ebbe l'effetto di annichilire lo spirito combattivo dell'esercito di Kish.
  • Gilgamesh e Khubaba: Il poemetto, riportato anche nell'epopea classica, racconta l'episodio della spedizione di Gilgamesh contro Khubaba. Grazie all'astuzia (o forse sarebbe meglio dire l'inganno), Gilgamesh riesce a sottrarre a Khubaba i 7 ME (parola non facilmente traducibile, suggerirei un generico "poteri") donategli dal dio Enlil in persona, che lo rendevano invincibile. Il racconto si conclude con la morte del mostro per mano del servo Enkidu.
  • Gilgamesh e il Toro celeste: In questo racconto Gilgamesh si vede costretto ad affrontare il terribile Toro Celeste, una creatura inviata dalla dea cittadina Inanna come punizione per aver prevaricato l'autorità sacerdotale, sulla quale, per tradizionale separazione di ambiti, non aveva competenza. Il re con l'aiuto del fedele Enkidu riesce a sopraffare il Toro che stava devastando l'intero territorio di Uruk. La dea Inanna, conscia della sconfitta, prorompe in un pianto disperato e riceve per questo gli insulti sacrileghi di Enkidu.
  • Gilgamesh, Enkidu e gli Inferi: La dea Inanna raccoglie tra i flutti del mare il legno sacro khalub e lo pianta nel giardino del suo tempio affinché da esso nasca una grande quercia dalla quale ricavare il legno per realizzare un trono e un letto. Purtroppo l'albero verrà infestato da tre creature maligne e la dea, disperata, chiederà l'intervento di Gilgamesh per scacciare gli intrusi. Ovviamente il re di Uruk riuscirà nell'impresa e riceverà in premio dalla dea i pukku e i mekku, ovvero tamburo e bacchette. Con questi strumenti Gilgamesh ossessionerà i suoi sudditi costringendoli ad una danza forsennata e interminabile. Pertanto, per sottrarre i sudditi alla tortura, gli dèi inviano magicamente gli strumenti negli Inferi. Il povero Enkidu si offrirà per andarli a recuperare, ma non avendo osservato le indicazioni di Gilgamesh, non riuscirà a fare ritorno.
  • La morte di Gilgamesh: La parte narrativa in questo poemetto è decisamente sacrificata in favore delle lamentazioni per la dipartita dell'eroe. Gilgamesh riceve in sogno la notizia che, nonostante la sua natura semidivina, sarebbe morto come tutti gli altri uomini. Gilgamesh continuerà ad esercitare la sua regalità anche negli Inferi in qualità di giudice delle anime dei defunti. Egli riceve anche indicazioni sulle modalità della sua sepoltura: il corso del fiume Eufrate dovrà essere deviato e nel vecchio alveo dovrà essere scavato il suo ultimo giaciglio; poi il fiume sarà riportato nel vecchio letto, a ricoprire la tomba del sovrano.
In alto l'immagine di un impronta di sigillo in cui è rappresentata l'uccisione di Khubaba da parte di Gilgamesh (a sinistra) ed Enkidu.

Nessun commento:

Posta un commento