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domenica 7 marzo 2010

Il codice di Hammurabi


Iniziamo la rassegna di "pillole" vicinorientali con qualcosa di noto a chiunque. Sicuramente ognuno di noi a scuola avrà avuto modo di imbattersi nel celebre Codice di Hammurabi e, altrettanto sicuramente, gli sarà stato presentato come "il primo codice di leggi dell'umanità". Si tratta di una definizione accettabile fintanto che rimaniamo in un ambito scolastico, preoccupato principalmente di metter sul tappeto i primi importantissimi passi dell'umanità verso la civilizzazione (agricoltura intensiva, urbanizzazione, scrittura e leggi). In realtà dovremmo aspettare il diritto romano prima di poter parlare di un corpus sistematico di leggi che descrivano preventivamente reati e conseguenti pene da applicare.
Tutti i "codici" mesopotamici, compreso quello di Hammurabi, hanno un valore dimostrativo, intendono cioè evidenziare la capacità del sovrano di governare il territorio con giustizia a garanzia di tutti. Nell'immagine del post è ritratta la sommità della stele conservata al Louvre: si vede il sovrano Hammurabi (sulla sinistra) rendere omaggio al dio sole Ea (sulla destra), divinità tutelare della giustizia.
Di fatto il codice di Hammurabi consiste in un elenco di quasi trecento sentenze poste sotto forma di norma generica. Summa awilum ("Se un uomo") è la formula introduttiva di molti degli "articoli" del codice che opera una distinzione sociale tra awilum (uomini liberi), muskenum (dipendenti dell'apparato statale e quindi semiliberi) e wardum (schiavi).
Dal codice emerge una società a prima vista cruenta, caratterizzata dalla famosa legge del taglione, "occhio per occhio, dente per dente", una forma regolata e quantificata della vendetta personale. Tuttavia la maggior parte degli studiosi mette in dubbio l'effettiva applicazione delle pene ritenendole più che altro una forma di deterrente.
Abbiamo detto che il Codice in realtà non è un codice; adesso sfatiamo un'altra leggenda: nel suo genere, il codice di Hammurabi non è stato nemmeno il primo. Ur-Nammu, o forse suo figlio Shulgi (come sostengono alcuni filologi), compilò una simile raccolta di leggi quasi tre secoli prima di Hammurabi, il cosiddetto Codice di Ur-Nammu.

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